Rubeus: intervista al nuovo volto del lusso

Nata a Astrakhan, a Sud della Russia Europea, figlia di un militare in carriera, Nataliya Bondarenko cresce nel rigore della disciplina sportiva. A 14 anni, dopo aver scoperto dall’età di 9 anni la sua passione per il tennis, che svilupperà a livello agonistico, inizia il suo viaggio da donna indipendente. È solo l’inizio di un sogno per Nataliya che inizia con il raggiungimento di una laurea in design di interni e continua, ma non finisce, con il suo debutto nel segmento degli accessori di lusso. Un debutto che porta il nome di Rubeus.

Come nasce Rubeus? 

Rubeus, in latino significa rubino, il re delle gemme; dall’idea di utilizzare i materiali più preziosi ha origine la creazione del brand. In Italia, al momento, secondo me mancava un marchio che producesse accessori così di lusso, nonostante ci siano molte collezioni donna dedicate a borse e calzauture che potrebbero benissimo essere mie competitors. Il coccodrillo, ad esempio, è uno dei tanti materiali preziosi con cui realizziamo le nostre collezioni. La produzione avviene a Milano, ad eccezione degli accessori in metallo, che affidiamo ad eccellenti maestri artigiani fiorentini. È molto importante per noi che ciò avvenga a Firenze, perché si vede la differenza quando un prodotto va nelle loro mani.

Come riesce a coniugare il gusto di un prodotto creato da mani italiane con la creatività di una stilista russa? 

Sono nata in Russia, ma mi sento molto internazionale, tutta la mia famiglia è molto internazionale: mio marito è russo/americano e i miei bambini parlano tre lingue. Sono innamorata dell’Italia; ricordo la prima volta in cui arrivai a Roma: ne rimasi da subito affascinata, sono completamente incantata da questo Paese. Forse in una vita precedente sono stata italiana! Per questo ho voluto imparare velocemente la lingua. Ho deciso di andare a Firenze per frequentare un master alla Florence Design Academy. È stata un’ulteriore conferma di quanto mi piaccia vivere qui, così insieme alla mia famiglia, ci siamo trasferiti a Milano.

Rubeus è una realtà nata da poco. Come siete posizionati attualmente sul mercato? 

Abbiamo in previsione di aprire l’anno prossimo il primo monomarca, per cui stiamo già pianificando il design interno.  Come primo step abbiamo scelto Milano, perchè d’altronde è qui la sede di Rubeus. Poi si vedrà, ma sicuramente le nostre destinazioni-obiettivo saranno Londra, Parigi, New York, Hong Kong. In particolare, ad Hong Kong andrò a marzo, in occasione di Art Basel (15-17), per parlare con famiglie molto importanti, già interessate al nostro prodotto; ad Hong Kong c’è un club chiuso, solo per persone ricche e loro da me vogliono l’esclusiva, ma io non voglio privarmi di scoprire nuovi mercati, come il resto della Cina, ad esempio. 

Come è nata la collaborazione tra Nataliya Bondarenko e Riccardo Polidoro? 

N.: Prima di tutto vorrei precisare che siamo entrambi due architetti.

R.: Io sono specializzato in design di interni però tutti e due di professione siamo soprattutto stilisti. 

N.: Inizialmente, quando ho deciso di introdurre una capsule collection di calzature nella nuova collezione, ho pensato di rivolgermi ad un designer di esterni. Mi sono arrivate tantissime proposte, ma quando ho visto i lavori di Riccardo, come disegna, in particolare le scarpe, è stato amore a prima vista. Abbiamo trovato sin da subito molti punti in comune, lui mi racconta il suo mondo ed io il mio e ci capiamo perfettamente. 

R.: Per quanto siamo tutti e due fashion designer, la  più grande affinità è proprio la nostra formazione, che parte dall’architettura e ci ha portato a creare questo prodotto, il nostro prodotto.

Ad ognuno il suo. Perché non un’unica mente creativa, invece di due? 

N.: Perchè io sono una donna e chi meglio di una donna sa come deve essere una borsa?! La comodità è l’obiettivo più importante. 

R.: Perchè? Perchè sono feticista! Scherzi a parte, a me piacciono molto le scarpe, le disegno da sempre perchè lavoro anche per altre griffe per cui questo è proprio il mio mondo. In più, il prodotto che vuole Natalya è lo stesso prodotto che voglio io.