Esclusivamente mercoledì 3 giugno, al cinema, Dior presenta: “Dior and I”

(Guarda il trailer at http://cmchannel.com/site/it/2015/06/dior-presenta-dior-and-i-al-cinema/)

Si può dire che abbia cominciato nei migliore dei modi Raf Simons, quando a luglio del 2012 debutta con la sua primissima collezione, facendo sfilare una nuova donna in fiore, tributo a quella che Monsieur Dior presentò, anch’egli nella sua prima collezione, il 12 febbraio del 1947. I punti in comune tra di loro sono molti, tutti esaminati nel film che, solamente mercoledì 3 giugno 2015, andrà in scena in più di ottanta sale italiane, esclusivamente nei cinema dei circuiti The Space e Uci Cinemas. Un documentario più che un film, diretto da Frédéric Tcheng (conosciuto anche per la sua co-direzione del film Diana Vreeland: The Eye Has to Travel, uscito nel 2011), nato per ripercorrere le sette settimane che hanno segnato il debutto di Raf Simons alla direzione creativa della maison Dior. Ė l’1 luglio del 2012, siamo al N. 30 di Avenue Montaigne a Parigi, è la vigilia della prima sfilata haute couture firmata dallo stilista per Christian Dior e nell’atelier gli abiti vengono sottoposti agli ultimi ritocchi. Più tardi il “famigliare” rumore di un tappo di champagne che si stappa, l’emozione di Raf, che con gli occhi lucidi e il cuore che batte a mille, non attende un secondo in più per esprimere tutta la sua riconoscenza nei confronti della Casa di Moda francese: “Grazie per avermi accolto nella vostra famiglia”. E pensare che, Simons, nel film, rivela quanto fu titubante inizialmente, se continuare a leggere l’autobiografia Dior By Dior, per quante similitudini trovò in quel libro, tra se stesso e Monsieur Dior. Dalla passione per lo stile degli anni Cinquanta e dal contesto creativo post-bellico in cui Christian Dior fondò la sua maison all’attrazione per l’arte contemporanea. Se Simons adora le opere di Sterling Ruby, Christian Dior, a suo tempo, era solito collezionare i dipinti di Christian Berard ed esibire quelli di Pablo Picasso all’interno della sua galleria d’arte. Entrambi, inoltre, sono legati da una profonda, imprescindibile, medesima visione moderna della donna. Ha ragione da vendere, quindi, chi dice di lui: “Raf non è stata una scelta scontata”.