Around Enrico Coveri

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(L’intervista a Francesco Martini Coveri: http://cmchannel.com/site/it/2018/06/maurizio-galimberti-around-enrico-coveri/)

Armato delle sue Polaroid, tra cui una rarissima, monumentale 50×60, Maurizio Galimberti si è mosso nel solco di questa gioia creativa. Affascinato dalla verve dei disegni per i tessuti, degli schizzi per le collezioni, degli appunti visivi per le campagne pubblicitarie. Il suo occhio fotografico ha indugiato sulle stoffe con i pesci (che Enrico Coveri non mangiava, ma adorava come suo segno zodiacale), sulle tute con i pupazzetti ispirati a una stella del graffitismo come Keih Haring (tributo alla reciprocità di influenze tra la maison e l’arte contemporanea), sugli abiti in paillettes, altro marchio distintivo dello stile Coveri. ‘Le paillettes stanno a Coveri come le catene a Chanel’, scrisse con fulminante lucidità Janie Samet su Le Figaro. Per Enrico, quei coriandoli di luce, quei piccoli dischi di colore dove il mondo si riflette e subito scivola via erano l’essenza della vita nel suo inarrestabile movimento, nel suo gioioso fluire di emozioni, nella sua vanità e irresistibile leggerezza. Tempestati di paillettes (che sono anche l’immagine più iconica e ironica dei mondanissimi anni Ottanta), abiti e accessori, mai uguali a sé stessi, mutano con i bagliori del giorno e con quelli artificiali della notte, muovendosi al ritmo stesso del corpo per assecondarne ogni gesto, ogni umore, ogni minima vibrazione. Le parole di Beba Marsano, giornalista, scrittrice e critica d’arte raccontano al meglio ciò che martedì 12 giugno, nell’ambito della 94esima edizione di Pitti Immagine Uomo, è accaduto tra le mura di Palazzo Coveri sul Lungarno Guicciardini, a Firenze. Un luogo magico che sorprendentemente catapulta chiunque vi si trovi dentro in un universo parallelo, dove si respira arte, colore, energia e a tratti anche un po’ di nostalgia.

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Quella sana, però, perché Enrico non avrebbe mai voluto far ricordare se stesso e la sua “casa” con malinconia e tristezza, e la sua famiglia lo sa bene, tanto da aver dato vita nell’arco di questi ventisette anni trascorsi in seguito alla sua scomparsa ad una serie di emozionanti, gioiose ed esilaranti retrospettive in suo onore. In onore di quell’enfant prodige (che all’età di 35 anni fu nominato Commendatore della Repubblica Italiana, l’unico così giovane a ricevere tale riconoscimento) che ha completamente stravolto i dettami della moda italiana, di colui che per primo ha trasferito, con intuito e decisione stampe, colori e paillettes dal palcoscenico del teatro alle passerelle della moda, lì dove ogni volta andavano in scena i suoi spettacoli brillantemente esuberanti, veri e propri manifesti di ottimismo, creatività e talento in cui erano ospiti fisse amiche e clienti di fiducia come Elizabeth Taylor, Liza Minelli, Florinda Bolkan, Stephanie di Monaco, Joan Collins, Marta Marzotto e tante altre. Donne che di Enrico, oltreché la sua straordinaria personalità, adoravano quel suo stile che scuoteva i classici standard della moda, con abiti che niente avevano a che fare con quel genere di donne fatali, gelide e snob. Oggi il suo spirito e il suo coraggio avanguardista rivivono in una nuova mostra “Maurizio Galimberti around Enrico Coveri”, che rende omaggio a lui, alla maison e al 45esimo anniversario di quest’ultima. Eccellente occasione per una rilettura d’autore dell’immenso patrimonio creativo e stilistico di Enrico, messa a punto da Maurizio Galimberti, fotografo comense, classe 1956, autore negli anni di esilaranti capolavori realizzati con l’esclusiva complicità della sua Polaroid, fedele amica con cui in occasione del Festival del Cinema di Venezia del 2003 realizzò, tra i tanti, il famoso ritratto di Johnny Depp, scelto poi come immagine per la copertina del mese di settembre del Times. Ad emergere ora in questo susseguirsi di opere (circa cinquanta) che confluiranno in una mostra itinerante presentata per la prima volta, come dicevamo, a Firenze, una sensibilità fanciullesca e un legame profondo con la famiglia. “Ho capito la portata straordinaria della visione estetico-esistenziale di Enrico Coveri, tra futurismo e pop art. Così potente, così innovativa, così carica di energia da non avere ancora esaurito tutto il suo potenziale, tutto il suo slancio”, ha raccontato Galimberti che per questo progetto ha lavorato al fianco di Francesco Martini Coveri, nipote del grande Enrico, alle redini della maison insieme alla mamma nonché sorella dello stilista Silvana, che esattamente a questo obiettivo ambiva: “Da tempo ci domandavamo come raccontare Enrico in modo nuovo, in un modo che non eravamo ancora riusciti a fare. Da tempo accarezzavamo l’idea di un libro o di una mostra. Ci voleva qualcuno che lo facesse per noi, qualcuno che rileggesse il mondo Coveri con codici diversi”. E tutto ciò ora dimora orgogliosamente, oltreché a Palazzo Coveri (dal 13 giugno al 26 luglio), nelle 104 pagine di volume illustrato, edito Silvana Editoriale, la cui prefazione è curata, per l’appunto, da Beba Marsano. E la cui copertina recita ingegnosamente le parole “Instants of Enrico Coveri – Instinct by Maurizio Galimberti”. Ricollegandosi alla citazione di Janie Samet, si potrebbe concludere affermando che:  Enrico Coveri sta a Andy Warhol come Francesco Martini Coveri a Maurizio Galimberti. Complicità ad alto tasso creativo. A differenza di Warhol, però, Maurizio Galimberti Enrico non l’ha mai conosciuto.

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