I “VALENTINI”

L’intervista completa la trovate nel nuovo numero di Book Woman.

28 Gennaio 2009, Aula Magna della Sorbona di Parigi. L’applauso esplode all’improvviso, come un tuono che scuote l’aria immobile fino a quell’istante rompendo l’incantesimo che sembrava aver stregato il pubblico, in silenzio fino ad allora. Tra i primi a scattare in piedi ad applaudire ci sono loro, Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, la tensione visibile che si allenta nei muscoli del viso, le espressioni contratte che si distendono e si sciolgono anche in lacrime, a stento trattenute. Piangono, invece, come due fontane Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli nel back stage, dove la stampa italiana li ha faticosamente raggiunti dopo una serie di “corpo a corpo” con i bodyguard che tentano, malamente, di opporsi all’assalto. Racconteranno in seguito i due designer che proprio quel giorno ebbe inizio una nuova storia, una sorta di investitura ufficiale nel ruolo di direttori creativi, come i cavalieri della tavola rotonda, che in atelier invece è quadrata e con Valentino al posto di Re Artù.

Cosa ha aiutato di più a sedersi su quella poltrona così ambita? Fortuna, talento, un pizzico di incoscienza?
MGC: Il lavoro. Il duro lavoro e una sana incoscienza nell’accettare questo incarico. Ma anche fortuna, stare al posto giusto al momento giusto.
PPP: Sì, un po’ tutto, ma soprattutto tanto lavoro. La sensazione più grande è stata quella di arrivare a un traguardo che in realtà è stato solo un punto di partenza… è molto più difficile mantenere un ruolo del genere, che arrivarci. PPP: All’inizio è stata davvero una grande sfida… c’era chi diceva “chissà quanto dureranno questi” e poi, capirai, eravamo come due alieni, come due elefanti in un negozio di cristalli, completamente fuori dai canoni… io con le infradito e tutti gli altri in giacca e cravatta, Maria Grazia con i capelli biondo platino (sembrava una tedesca). Mi ricordo che una magazziniera della maison disse: “Se questi durano vuol dire che l’azienda è proprio cambiata”… fantastico!

Come è stato il vostro approccio, l’inizio con Valentino?
MGC: Contenti! La nostra capacità è quella di entrare in relazione con lo stilista, mettersi al servizio del brand, dare innovazione senza tradirne il dna.
PPP: Uscivamo da Fendi e pensavamo che avremmo iniziato dopo sei mesi, invece Valentino ci chiese di realizzare di lì a due mesi la collezione accessori per la sfilata di Parigi… così ci abbiamo provato, il tempo era pochissimo davvero… in tempo record abbiamo realizzato tutti gli accessori portandola solo in ultimo alla sfilata di Parigi ed è andata bene…
MGC: Anzi, mi ricordo di una cosa divertente…Valentino ci disse prima di partire per Parigi: “Mi raccomando niente stivali, non li userò!”. Praticamente, poi, ha fatto tutta la sfilata con gli stivali di vernice nera e quei pochi che non erano di vernice nera li abbiamo dovuto tingere a mano!
PPP: …e poi abbiamo preso l’abitudine di portare tutto all’ultimo a Parigi, a Valentino questo fatto non piaceva molto però!

In che cosa siete simili a Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti?

MGC: La perfezione. Non ci stanchiamo mai di inseguirla, tutti, fino all’ultimo.

PPP: Aggiungerei anche che non smettiamo mai di lavorare. Il lavoro è la nostra grande passione, come ben sanno anche i nostri pazienti coniugi!