CHINA: THROUGH THE LOOKING GLASS

(Puoi leggere questo articolo anche sull’ultimo numero di Book Woman N.13)

Dalla posa della duchessa di Windsor immortalata nel celebre ritratto di Man Ray, altera ed enigmatica come le protagoniste della pellicola in bianco e nero Limehouse Blues (1934) ambientata nella Chinatown londinese alle sontuose creazioni del couturier Paul Poiret, “le Magnifique” – come quel mantello “Confucius” a forma di kimono, troppo innovativo e visionario per l’epoca – che impressero negli annali dello stile una nuova tendenza,  l’“Orientalismo”. È difficile, quasi impossibile, ripercorrere passo dopo passo, collezione dopo collezione, quell’attrazione fatale che la Cina, già in tempi non sospetti, prima di diventare il “Dragone” – una delle più forti potenze economiche al mondo – ha saputo esercitare sui più celebri designer e creativi occidentali. Abiti, accessori, dettagli e atmosfere che sulle patinate passerelle della moda parigina, milanese, newyorkese e londinese diventavano cartoline d’epoca, viaggi lontani verso Shanghai, Hong Kong e Pechino. A ricostruire il complesso, quanto prolifico, dialogo creativo tra Oriente e Occidente è la mostra China: Through the Looking Glass ospitata al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, dal 7 maggio al 16 agosto 2015. Centotrenta le creazioni esposte, tra abiti di haute couture e prêt-à-porter, ognuna affiancata da gioielli, porcellane e reperti storici cinesi, dall’epoca imperiale fino ai nostri giorni. Moda, arte, cinema, cultura e storia unite dal fil rouge della creatività. Indimenticabili capolavori, come l’abito disegnato da Tom Ford nel 2004 per Yves Saint Laurent, ispirato al capo indossato dall’ultimo imperatore Pu Yi, o quello del 2005 firmato Roberto Cavalli, influenzato dai colori e dalle decorazioni delle porcellane cinesi del XV secolo. Una mostra evento e un’occasione preziosa per ammirare da vicino abiti da cocktail, come il “Quiproquo” di Christian Dior del 1951 con pittogrammi impressi lungo l’intera silhouette o il dinner dress di Ralph Lauren (A/I 11-12) con la schiena messa in luce da un maestoso dragone. Innumerevoli poi i rimandi ai più celebri cineasti orientali, Zhang Yimou, Chen Kaige, Wong Kar-wai e Ang Lee, quest’ultimo vincitore nel 2007 del Leone d’oro a Venezia per la pellicola (dai costumi strepitosi) Lussuria – Seduzione e tradimento ambientata nella Shanghai degli anni ’40.

L’itinerario verso Oriente prosegue poi all’interno degli spazi del museo newyorkese attraverso celebri women of style cinesi, da Madame Wellington Koo a Soong May-ling, emblema ancora oggi per molti di stile, fascino e grazia. Quella grazia, tutta orientale, fatta di piccoli e sinousi gesti tramandati nei secoli, di generazione in generazione.