Fragiacomo: una storia d’amore

“Voler rilanciare nel mercato della moda di oggi un marchio come Fragiacomo è una bella sfida”, afferma Federico Pozzi Chiesa, presidente della casa di pelletteria, nata nel 1956 a Milano e rilevata nel 2010 dal gruppo GC Holding. “La nostra famiglia è cliente di Fragiacomo da ben tre generazioni – racconta – Così, un  giorno la mamma e la nonna si sono accorte che stavano facendo una svendita, chiedendosi il perché, hanno capito che il marchio stava per chiudere e hanno subito pensato alla possibilità di acquistarlo. Credo che la decisione da parte del proprietario di cederlo a noi e non ad altri sia dovuta al legame particolare, di vero affetto, che abbiamo con Fragiacomo. Si è reso conto che non avevamo nessuna intenzione di snaturarlo e tanto meno di sfruttarlo rendendolo uno di quei brand ultra commerciali”. È davvero un ” grande amore”  – cosa rara nel fashion system – quello di cui parla Federico Pozzi Chiesa per un marchio che ha raggiunto il massimo della sua notorietà tra gli anni ’60 e i ’90, con monomarca su tutto il territorio italiano e una percentuale di vendita anche negli Stati Uniti e in Giappone. Nonostante un ridimensionamento avvenuto dopo la morte del fondatore, Fragiacomo ha sempre mantenuto un’altissima qualità dei prodotti e una posizione di grande prestigio: “Il nostro scopo è quello di poter fornire le migliori scarpe e le migliori borse con un buon rapporto di qualità prezzo. Tutti i nostri prodotti sono made in Italy e, sopratutto, sono realizzati dalle migliori mani artigiane che si possano trovare in Italia”. “Entrare nel mercato oggi non è facile, è un mercato esigente, perché maturo e i grandi colossi ne coprono la maggior parte, ma siamo sulla buona strada”. L’arrivo della stilista Bianca Gervasio è stato sicuramente un punto importante di questo percorso: “Ha una grande capacità di creare collezioni diverse mantenendo un filo conduttore anche grazie all’esperienza di direttore creativo del gruppo Mila Schön. E poi un certo intuito nel saper individuare il punto di forza di un marchio e nel saperlo rinnovare, mantenendone nello stesso tempo le caratteristiche iconiche, proprio come ha fatto con il bicolore di Fragiacomo”.
“Inoltre, in questi anni abbiamo esteso la gamma degli accessori con molte più borse da giorno, tra cui la nostra Icon Bag che abbiamo voluto chiamare Gloria come la mamma”, continua Federico. “E poi l’apertura del flagship store di via Turati, grazie al quale abbiamo vinto il German Design Award per gli spazi commerciali. L’architetto Sergio Calatroni, che ha realizzato il progetto, ha puntato su un’idea molto innovativa a simboleggiare la rivoluzione che sta vivendo Fragiacomo, ma che, con un semplice colpo d’occhio, ne facesse anche percepire l’identità, la stessa da sempre”.
“Inizialmente, abbiamo voluto renderci conto se la percezione che avevamo noi del marchio, a cui, come abbiamo detto, ci lega un affetto molto particolare, fosse anche quella che avevano gli altri. Abbiamo aperto un piccolo negozio in viale Piave a Milano, zona molto interessante dal punto di vista della moda e soprattutto a soli 500 metri in linea d’aria dal negozio storico ed è andata molto bene. Così, ci siamo mossi per lo store di via Turati e dopo lunghe trattative che non riuscivamo mai a chiudere, abbiamo deciso di acquistarne le mura. Questo dimostra, secondo me, quanto teniamo a Fragiacomo e quanto crediamo nelle sue potenzialità”. Una crescita progressiva iniziata nel 2010 e che, passo dopo passo, sta riportando il marchio di pelletteria nel posto che si merita, tra i luxury brand internazionali. “A breve inaugureremo anche uno show room nel quadrilatero della moda e stiamo pensando a un opening a Roma, vicino al negozio storico in via delle Carrozze. In più, stiamo rafforzando  il team, ma per adesso non posso dire di più!”.
Nel frattempo, però, la vera chicca che vi sveliamo in anteprima è l’accordo siglato con un grande distributore iraniano per l’acquisto di prodotti e sopratutto per l’apertura e di tre monomarca, due entro la fine dell’anno e uno all’inizio dell’anno prossimo, a Teheran. “L’Iran è un Paese  in grande espansione e con un forte potenziale,  è un mercato che ancora non è saturo e che ci apre le porte a tutto il Middle East”.