Dior by Avedon

Girava su se stessa in Place de la Concorde Renée, facendo ruotare la sua gonna Corolle. Sbalordì i passanti, ma soprattutto Richard Avedon, che non poté resistere dall’immortalare quel momento, uno scatto che è stato capace di mostrare tutto lo spirito del magico New Look, che quel giorno, per la prima volta, Christian Dior fece debuttare sulla sua passerella. Erano le 10:30 del 12 febbraio 1947, quando, al numero 30 di Avenue Montaigne, il couturier presentò alla stampa la sua collezione d’esordio. Richard era lì, a ritrarre i primi abiti di Dior, fotografie che hanno sancito l’inizio di uno speciale rapporto, che oggi viene celebrato con il volume edito da Rizzoli Dior by Avedon.
Un libro nato per raccontare una collaborazione che è durata per oltre trent’anni, attraverso le più emblematiche immagini, grandiose, per la loro capacità di trasmettere in “un istante rubato” tutta l’esplosività della femminilità di Dior. Dallo storico scatto del 1955 che ritrae l’indossatrice Dovima mentre posa tra gli elefanti del serraglio del Cirque d’hiver, indossando il lungo abito da sera Soirée de Paris, a quello che ritrae Christian Bérard nelle strade dei quartieri popolari della Parigi post bellica, da una Doe Avedon che indossa la sua lussuosa pelliccia sulla banchina di una stazione ferroviaria all’immagine di Suzy Parker mentre pattina insieme a Robin Tattersall in Place de la Concorde.
E ancora, Carmen dell’Orefice sul ponte Alexandre III, Twiggy che mima un passo di flamenco, una pensierosa e sfuggente Marlene Dietrich mentre si accende una sigaretta e Audrey Hepburn che vaga per le strade di Parigi oppure calca la pista da ballo di Maxim’s. “Le fotografie di Avedon sono il riflesso di un’attitudine e di un gesto congelato per l’eternità: catturano un’emozione speciale che è quasi invisibile ad occhio nudo. Si tratta di un approccio che si può riscontrare anche nelle fotografie scattate nell’atelier di Avenue Montaigne, un luogo che suscita grande interesse nel fotografo sin da quando la maison Dior ha aperto per la prima volta le sue porte“, scrive Jacqueline de Ribes nella sua prefazione. Ricordando poi Avedon come “il più seducente, entusiasta, dinamico, stimolante, impegnativo e stravagante dei fotografi“.
Le immagini di Avedon e i bozzetti degli abiti di Dior si alternano ai ricordi di Jacqueline, una delle più celebri icone della moda, alle parole di Justine Picardie, scrittrice e capo redattore della versione britannica della rivista Harper’s Bazaar, e a quelle di Olivier Saillard, figura importante nel mondo della moda, nonché direttore del Palais Galiera e autore della postfazione del libro.

A conclusione delle 206 pagine, omaggio ad uno dei più azzeccati quanto magici incontri della moda, Saillard scrive: “Questa comunione [tra Christian Dior e Richard Avedon] ha decretato la “golden age” della fotografia di moda, che è progredita senza alcun artificio salvo la determinazione, in un tempo in cui scattare senza la rete di protezione ha trasformato i fotografi e i loro obiettivi in maliziosi acrobati”.