Miniconf spinge sull’acceleratore e investe sull’immagine

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Una conversazione con Giovanni Basagni e Simona Luraghi, rispettivamente Presidente e Direttore Generale Miniconf e Chief Global Markets & Brand Office, per scoprire tutte le grandi novità del Gruppo Miniconf. Una delle aziende leader nel settore del bambino, in continua a crescita, dove approccio umano e strategia aziendale vanno a braccetto.

Con quali novità si è presentata Miniconf al Pitti Bimbo 89?
(S.L.) Con la nuova edizione di Pitti Bimbo abbiamo portato delle novità importanti, legate a un discorso di sostenibilità, un manifesto di impegno che parte da lontano, perché abbiamo iniziato a occuparci di questo moltissimi anni fa, nel 2001, e di cui vogliamo tornare a parlare ora. Perché è quello che ci permette di andare avanti in questo modo e anche per questo i nostri consumatori ci hanno dato e ci danno grande fiducia. Da quest’anno i due brand Sarabanda e iDO sono stati divisi, perché abbiamo voluto essere coerenti con l’attuale strategia distributiva, tra Italia ed estero, ma non solo.

Uno degli aspetti che da sempre rendono la vostra realtà un orgoglio per il mercato italiano è l’approccio etico nei confronti del prodotto, del consumatore, ma soprattutto dell’azienda stessa.
(G.B.) I nostri consumatori ci danno fiducia per il tipo di approccio e di contenuto che abbiamo. Valori che partono prima di tutto dal rispetto, nei confronti di se stessi e degli altri, delle cose e del senso di appartenenza. La responsabilità sociale è uno degli elementi portanti per noi e inevitabilmente si lega alla reputazione. Ma non si potrà mai ottenere una responsabilità aziendale se non la si ha personalmente. Perché ogni persona deve essere “nutrita” e per far sì che questo accada ci devono essere da parte dell’azienda degli elementi costanti di stimolo. Non è facile per le generazioni di oggi, il mondo è diverso e le contaminazioni portano a sfilaccicare questo processo, quindi dobbiamo tenere duro. Una buona reputazione per noi è importante anche per quanto riguarda l’attrazione di nuovi talenti, una delle sfide del nostro piano industriale.

Che cosa sta accadendo in azienda e che cosa prevede questo piano industriale?
(G.B.) Siamo nel bel mezzo di un importante cambiamento aziendale: stiamo passando da una gestione diciamo più familiare a una gestione più maggiorata. Abbiamo prima lavorato internamente con le prime linee per poi, due anni fa, iniziare a cercare nuovi talenti e senioritis sul mercato. E Simona (Luraghi, ndr) è stata la prima tra questi.

(S.L.) Il primo punto in questo piano triennale industriale sono le persone, quindi una contaminazione di talenti, nuovi e già esistenti. E infatti è avvenuto l’ingresso di Maria Cristina Iaselli (Head of Global Customer Marketing di Minoconf, ndr), con la quale stiamo creando un team globale di customer marketing. Ci sarà poi un team globale dedicato anche alla comunicazione, che supporterà i vari canali, ovvero l’Italia, l’estero, il monomarca e il multimarca. Tra i “nuovi” ingressi ci sono anche Denis Camilotto, con la carica di direttore del canale monomarca Miniconf Italia, e Andrea Vannini, a capo dei multimarca e dei department store.

Quindi si può dire che quella della contaminazione tra nuovi ed esistenti sia diventata in un certo senso la vostra nuova filosofia aziendale?
(S.L.) Esatto, dall’esperienza esistente evolvere e contaminare anche con nuovi ingressi e viceversa. E questo sta accadendo, e in modo accelerato. Perché un piano di sviluppo non è un piano di mantenimento e di crescita, ma è un piano di accelerazione. Il mercato fuori è cambiato per quanto riguarda il mondo del bambino e noi dobbiamo essere in grado di insegnare, nei multimarca, nei department store e nel retail, ai nostri clienti e al nostro trade, a non essere impauriti da questo nuovo mercato, ma al contrario a combatterlo. Quindi questo mix di talenti esistenti e nuovi ci permette di educare il trade. Con i nostri agenti e store manager stiamo attuando una formazione molto mirata affinché “istruiscano” tutti i nostri clienti, che sono 1700 in Italia. La formazione è un aspetto fondamentale, perché permette di affrontare le nuove minacce, ovvero le catene.

A livello di multimarca come siete posizionati sul mercato italiano?
(S.L.) Miniconf è leader in Italia con il multimarca, quindi è quasi un dovere per noi supportare il trade così da poter evolvere, proprio perché abbiamo a cuore che il nostro trade riesca a resistere in quanto specialista di collezioni. Il monomarca invece si deve sviluppare con il brand iDO in Italia e deve convivere in maniera positiva con il multimarca. Vogliamo sfruttare al meglio questa multicanalità. È un equilibrio molto difficile, perché sono poche le aziende oggigiorno a crescere nella multicanalità e questo per noi è un valore aggiunto. Contaminare le esperienze è tutto fuorché facile, però dobbiamo crescere mantenendo questo equilibrio. Poi una volta che il retail è stato reso sistematico, e cercheremo di farlo quanto prima, esporteremo il modello all’estero.

Quanto conta per voi l’aspetto qualitativo di un prodotto Miniconf?
(G.B.) Per noi la qualità e la durabilità rappresentano l’aspetto primario. Qualità, che poi significa utilizzo di materiali corretti, implica che il capo deve durare nel tempo. Ed è il principio che da sempre sta alla base della filosofia della nostra azienda. Esattamente il contrario del fast fashion. Quello che facciamo noi è misurare la vita del prodotto, verificando a quanti lavaggi resiste, quanto dura e così via. Basti pensare che già 40 anni fa tra i nostri clienti uno stesso capo veniva tramandato di generazione in generazione: dal primo al secondo figlio, al cugino etc. Bisogna sempre pensare alla vita di un bambino, che spesso si cambia più volte al giorno. Quindi pensare all’usura e alla frequenza di lavaggio di quel capo, che è differente rispetto a quello di un adulto. La durabilità perciò ha un valore aggiunto in termini economici. E in Miniconf uno degli elementi che cerchiamo di governare da molti anni al meglio e che considero un vero e proprio mestiere è l’equilibrio tra economia e sostenibilità. Due aspetti che vanno a braccetto.

A proposito di sostenibilità e di etica, oltre alle iniziative che l’azienda sposa, e sono davvero tantissime, molto interessante è il programma di sicurezza e di Auditing, che consente di selezionare solo i partner con i migliori requisiti tecnici ed etici.
(G.B.) Sì, l’aspetto legato alla sicurezza, chimica e meccanica, è un’attività che abbiamo iniziato a seguire dal 2000, prima che entrasse in vigore la normativa europea nel 2004. Il processo, specialmente all’interno di una filiale e lavorando in tutto il mondo, non è così automatico, perché parliamo di processi culturali, di linguaggio, di comportamento e di uso e costume. Oggi, siamo arrivati ad avere un controllo di circa il 50/60% effettivo della produzione, con tutta la parte accessoristica annessa. Considerando che produciamo ogni stagione circa 500/600 tra tessuti e varianti ,e circa 15/20mila accessori. Un primo controllo deve essere effettuato al 99% sulla fornitura, che nel nostro caso viene eseguita anche in negozio. Un ultimo controllo di sicurezza per capire se ci è sfuggito qualcosa. Può capitare, e quando dicono “100% sicuro” non è vero, non è possibile.

Il controllo-qualità è uno dei vostri punti forza. Perché siete da sempre riconosciuti come un brand etico e su misura di bambino.
(G.B.) Sì, nella nostra testa c’è solo ed esclusivamente il benessere del bambino. La competizione per quanto ci riguarda si basa sulla qualità e non sul basso prezzo. È il nostro modello di business e quindi dobbiamo mantenere ben saldo questo atteggiamento, cercando di far comprendere questi elementi al consumatore. Non è facile, perché di manifesti/dichiarazioni ce ne sono tante, troppe in questo momento, ma tra il dire e il fare c’è un mondo di mezzo, per cui ci stiamo lavorando in maniera importante.

Da ricordare inoltre il grande sostegno che avete dato e che state dando all’educazione dei più piccoli.
(G.B.) Ci piace dirlo a bassa voce, ma da quindici anni lavoriamo con le scuole del territorio. Il nostro è un comune di 780 persone e con un complesso scolastico in chiusura il sindaco ci ha chiamato e abbiamo deciso di contribuire finanziando tutta la parte del tempo integrato con progetti anche del CNR. Oggi siamo arrivati ad avere 130 bambini. Dopo sette anni anche il ministero ha iniziato a contribuire e noi continuiamo a finanziare una parte importante di progetti legati ad asilo ed elementari. Insieme al comune, abbiamo dato vita ad un asilo nido e l’80 % del progetto è finanziato da noi.

Questo e molti altri aspetti vi rendono un’azienda da cui prendere esempio.
(G.B.) Uno di questi aspetti è il supporto in qualità di sponsor nei confronti della Lega del Filo d’Oro. Ci siamo impegnati a diffondere l’associazione all’interno dei nostri monomarca, coinvolgendo l’iniziativa con il consumatore finale, oltreché dando un contributo importante, devolvendo una percentuale di vendita all’associazione.

Quanto conta per Miniconf oggi l’estero e come lo volete potenziare?
(S.L.) Nel fatturato l’estero rappresenta il 15%, ma nei prossimi tre anni vorremmo portare questa cifra al 40%. Con Sarabanda vogliamo esportare soprattutto lo stile italiano, bello e fatto bene. E per esportarlo dobbiamo sfruttare tutta la nostra esperienza e conoscenza della multicanalità in Italia. Perché quello che andremo a fare all’estero con gli agenti sarà legato alla multicanalità, nei multimarca, nei monomarca e nei department store.

Quali sono gli step con cui proseguirete la vostra crescita?
(S.L.) Gli obiettivi del nostro piano industriale di sviluppo sono quattro quindi riassumendo gli step da percorrere:

  • People, ovvero la cultura del fare e del conquistare, attraverso una riorganizzazione interna e l’introduzione di nuovi talenti;
  • Italia ed estero attraverso la multicanalità, per crescere;
  • Sostenibilità/qualità;
  • Digitalizzazione, perché per portare un’azienda produttiva ad essere un’azienda consumer-oriented è fondamentale.

 

L’intervista è contenuta anche all’interno dell’ultimo numero di Book Bambini: http://www.bookmoda.com/2019/06/19/book-bambini-n-31/