“Anja and Me”: intervista alla iper creativa Anja Niemi

(L’intervista è contenuta all’interno di Book Woman N.16)

Anja Niemi is represented exclusively by The Little Black Gallery. For all available prints & books visit www.thelittleblackgallery.com.

Norvegese, è considerata una delle artiste moderne più interessanti di oggi. Nelle sue fotografie i personaggi diventano protagonisti di uno spettacolo quasi sempre tragicomico. Ma la verità è che nella foto la persona è sempre la stessa, è lei Anja Niemi, fotografa, soggetto e direttore di ogni suo scatto. Perché Anja “funziona” solo se è da sola.

Anja Niemi in tre parole.

Sono molto determinata, concentrata sull’estetica delle cose e in un certo senso un’illusionista.

Lei è fotografa, soggetto e direttoredei suoi scatti. Dove nasce la voglia di lavorare da sola?

Mi sento più a mio agio in questo modo. Divento troppo inibita quando ci sono altre persone intorno a me. Sono più rilassata quando sono solo io sul set.

Non a caso si fa chiamare “one-man bad”.

Si può diventare pazzi a far tutte le cose contemporaneamente. Ci si sente un po’ come se si suonassero quattro strumenti nello stesso momento. Ci sono volte in cui vorrei chiedere un piccolo aiuto, ma so che il risultato non sarebbe come quello che voglio io.

Come descriverebbe la sua arte fotografica?

Sono storie tradotte in immagini con una nota di fondo dark e un tocco di humor.

Cosa vuole raccontare attraverso i suoi scatti?

Mi piace far divertire, magari cercando di allentare un po’ la pressione e provando a giocare con i difetti. Tutti i miei personaggi hanno qualche crepa nella loro, altrimenti troppo perfetta, apparenza.

Qual è il rapporto tra una donna e la sua interiorità secondo lei?

Penso che le donne siano piuttosto rigide con loro stesse. Cerchiamo di essere all’altezza delle nostre aspettative che sono effettivamente un po’ troppo alte, ma credo che questo valga per chiunque e non solo per le donne.

Dove trova l’ispirazione?

Dagli oggetti, dalle parole, dalle persone, dai vestiti, dai film, dalle coreografia di danza, da noi stessi. L’ispirazione si può trovare ovunque!

Quando si è resa conto che la fotografia, ma in particolare questo suo tipo di arte fotografica, sarebbe diventata la sua professione?

Mi è sempre piaciuto raccontare storie, ma non sono mai stata brava con le parole. Quando ho capito che avrei potuto farlo attraverso le immagini, non mi sono più tirata indietro. Sono trascorsi circa vent’anni da quando ho iniziato e non ho mai più smesso di farlo. Fare foto è tutto quello che so fare.

Quanto tempo le occorre per creare la giusta scenografia?

Dipende, ci possono volere ore come giorni.

Ad oggi ha inaugurato quattro mostre personali. C’è n’è una in particolare che è stata per lei un motivo di orgoglio in più rispetto alle altre?

La serie fotografica Darlene & Me per il momento rimane la mia preferita; è stato un viaggio incredibile. Tutto quel tempo trascorso da sola nel bel mezzo del deserto californiano lo ricorderò per sempre.

Sta lavorando a qualcosa di nuovo nel frattempo?

Sto terminando proprio in questo momento la nuova serie fotografica The Woman Who Never Existed. Ho realizzato le riprese questa estate in Italia e ora, qui nel mio studio, mi sto occupando di aggiungere i “pezzi mancanti”. È una storia ispirata alle parole della pionieristica attrice teatrale italiana Eleonora Duse. Quasi mai rilasciava interviste, ma un giorno disse magnificamente a una giornalista americana molto invadente: “Lontano dal palco non esisto”. Dopo aver letto le sue parole la storia è nata da sola, in quel preciso istante, una donna che esiste solo di fronte al suo pubblico, ma se nessuno la guarda, scompare.

The Little Black Gallery ha presentato il suo ultimo libro Short Stories edito da Jane & Jeremy. Quali sono esattamente le storie che vuole raccontare in questo libro?

Il libro accompagna l’omonima mostra che è stata allestita a Londra e al suo interno sono proposte sette delle storie e cinquanta delle polaroid presentate durante la mostra. Ognuna di queste è partita nello stesso modo, ispirata da oggetti di seconda mano: ciglia ricoperte di strass, un foglio appartenente alla polizia su cui sono impresse le impronte digitali, la fondina di una pistola di origini russe e sei bambole del 1940 con braccia e gambe penzoloni. Tutto ciò ha portato alla creazione di un personaggio e di un capitolo nella raccolta delle storie tragicomiche.

In quest’ultima serie ha detto di essersi voluta focalizzare su: “Qualcosa che sarebbe stato lento da produrre, ma che avrebbe richiesto del tempo per essere osservato”. Che cosa significa?

Per scattare le polaroid ci vuole del tempo, il processo è lento, valutare la luce, aspettare che la polaroid si sviluppi, poi scattare e aspettare di nuovo. Semplicemente richiede molto tempo. Io però adoro questo aspetto. E anche se molto piccole, ho voluto trattarle come farei con qualsiasi foto su cui lavoro. In qualche modo la loro dimensione ha reso ancora più soddisfacente trascorrere il mio tempo su di esse. Ho addirittura sospeso per un anno la fotografia digitale, dedicandomi solo a loro. Delle 140 presentate durante la mostra ne abbiamo selezionate solo alcune da pubblicare on line e, una volta terminata la mostra, le ho tolte tutte. Fin dall’inizio la mia intenzione è stata quella di farle esistere in tutto il loro splendore nel periodo della mostra per poi riviverle per sempre nel libro.

Perché le persone dovrebbero comprare questo libro?

Jane & Jeremy hanno dato vita a libri meravigliosi e io sono così onorata che ne hanno fatto uno anche per me. Ho voluto che fosse prima di tutto un piacere da toccare e conservare e loro sono riusciti a far sì che accadesse veramente. Design, carta e rilegatura, meravigliosi. I libri sono tutti firmati e numerati in una limited edition di 100 pezzi. C’è anche una piccola stampa sul retro.

Dove la possiamo trovare nei prossimi mesi?

Sarò a Oslo per finire il mio progetto e poi di nuovo a Londra per iniziare una nuova produzione. The Woman Who Never Existed sarà presentata inizialmente al Photo San Francisco, a gennaio, dove ci sarò anch’io. I mesi successivi porteremo la mostra in giro per l’Europa, comprese Milano, Oslo, Parigi e Londra.

Quali sono le sue passioni e i suoi hobby al di fuori del lavoro?

Mi piace andare al Teatro dell’Opera di Oslo per vedere i balletti di danza, è un perfetto mix di teatro, costume, musica e scenografia. Lì mi sento in paradiso!

Valentina Uzzo