I costumi di Turandot al Museo del Tessuto di Prato

Il Museo del Tessuto di Prato ospita dal 22 maggio al 21 novembre 2021 la mostra “Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”, in collaborazione con il Museo di Antropologia e Etnologia del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino, l’Archivio Storico Ricordi, il Museo Teatrale alla Scala e l’Archivio Storico Documentale Teatro alla Scala, le Gallerie degli Uffizi – Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, la Fondazione Giacomo Puccini di Lucca, la sartoria Devalle di Torino, l’Archivio Corbella di Milano, la Società Belle Arti di Viareggio e numerosi prestatori privati. L’idea di un’esposizione dedicata ai costumi realizzati per l’opera postuma del grande compositore nasce nel 2018 quando da un misterioso baule appartenuto alla soprano Ida Pacetti emergono due magnifici abiti e due gioielli che la curatrice del museo pratese Daniela Degl’Innocenti riconosce come quelli realizzati da Luigi Sapelli (in arte Caramba) per la prima assoluta di Turandot alla Scala nel 1926. La seconda fase del progetto è il coinvolgimento del museo di Antropologia di Firenze che conserva la collezione donata nel 1950 da Galileo Chini, lo scenografo che Puccini volle per gli allestimenti della sua opera ambientata in Cina proprio perché aveva soggiornato in Siam (l’odierna Thailandia) tra il 1911 e il 1913 e quindi poteva ispirarsi alle atmosfere e agli ambienti orientali da lui conosciuti. Il percorso espositivo della mostra, infatti, comincia con una selezione di circa 120 oggetti della collezione Chini: tessuti, costumi e maschere teatrali, porcellane, strumenti musicali, sculture, armi e manufatti d’uso di produzione thailandese e cinese. La seconda sezione è dedicata alle scenografie per la Turandot, in particolare i cinque straordinari bozzetti provenienti dall’Archivio Storico Ricordi di Milano e altre due versioni di proprietà privata. Quello che rappresenta il “Vasto piazzale della reggia”, dove è ambientata una delle scene più famose della Turandot, la risoluzione dei tre enigmi, mostra come Chini rappresenti in tutto il suo sfarzo la reggia della principessa di gelo, appagando le aspettative del grande Maestro, proprio rievocando le architetture siamesi. Nella terza e ultima sala si trovano finalmente riuniti dopo decenni gli straordinari costumi della prima dell’opera: infatti, accanto a quelli ritrovati nel famoso baule sono esposti anche altri trenta provenienti dall’archivio della Sartoria Devalle di Torino e fortunosamente ricomparsi negli anni Settanta, comprendenti sia i ruoli primari, come l’Imperatore, Calaf, Ping, Pong e Pang, il Mandarino, sia i secondari, quali Sacerdoti, Ancelle, Guardie, personaggi del Popolo. Tutti ideati e realizzati da Luigi Sapelli in arte Caramba, il primo vero costumista del Novecento, che ha firmato gli spettacoli in cartellone al Teatro alla Scala di Milano per oltre vent’anni e che ha gestito una sua sartoria di costume cine-teatrale fino alla sua morte avvenuta nel 1936. Da ricordare, infine, che alla mostra si affianca un’interessante iniziativa: il Passaporto Turandot, una piccola guida cartacea che illustra il Puccini Museum di Lucca, ovvero la casa natale del compositore, la Villa Museo di Torre del Lago, il MO.C.A. – Montecatini Terme Contemporary Art, con le splendide vetrate e la decorazione delle volte e dei velari del Municipio opera di Galileo Chini, e il Chini Museo di Borgo San Lorenzo. Portando con sé il Passaporto Turandot, appositamente timbrato all’ingresso delle strutture segnalate, il visitatore potrà usufruire di particolari agevolazioni.

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